La favolosa Elsa
La favolosa Elsa
Intervista a Renzo Paris a cura di Vincenzo Di Marco
Renzo Paris (Celano, 1944) ha da poco pubblicato per Elliot La favolosa Elsa, terzo volume di una trilogia dedicata a tre delle più importanti figure del panorama letterario e artistico italiano del Novecento: appunto Elsa Morante, e i precedenti dedicati ad Amelia Rosselli e Laura Betti. Del memoir su Laura Betti (Madame Betti, Elliot 2024), ci siamo occupati lo scorso anno con una intervista all’autore, che ha scritto sulla cantante, attrice, regista e scrittrice, con cui ha condiviso anni appassionati di una lunga amicizia esaltante e travagliata: la “pupattola bionda” – come la chiamava Pasolini
Renzo Paris è stato ospite del Polo liceale Saffo in occasione della presentazione di Pasolini, Moravia. Due volti dello scandalo, pubblicato da Einaudi nel 2022, incontrando gli studenti delle classi quinte presso la sala Confucio. In quella occasione gli studenti hanno fatto interventi e posto domande all’autore, che ha ricostruito i suoi interessi culturali, gli scrittori amati e studiati, la vita intellettuale in anni passati e recenti che lo ha visto protagonista.
L’intervista che abbiamo realizzata con lui su Elsa Morante precede il lavoro che la 5^A Classico, 3^B Classico, 5^B Classico e 2^B Linguistico stanno svolgendo (con le docenti Emiliana Caporale, Marusca Della Croce, Monica Ruggieri, Gina Martella) su L’isola di Arturo di Elsa Morante con la collaborazione e consulenza di Vincenzo Di Marco e Antonio Moscianese Santori), prendendo avvio dal memoir La favolosa Elsa. Il presente lavoro si inserisce nell’attività di approfondimento della letteratura italiana del secondo novecento che di solito non si riesce a sviluppare durante l’ultimo anno di corso.
Ecco che cosa Renzo Paris ha risposto alle nostre domande.
Renzo Paris, con La favolosa Elsa si chiude la trilogia su alcune grandi protagoniste femminili del Novecento (Amelia Rosselli, Laura Betti e, appunto, Elsa Morante), che hai conosciuto e molto amate. Però hai dichiarato in passato, e lo scrivi subito nel libro, che più di un dubbio bloccava la tua decisione di intraprendere questo terzo lavoro. Come mai?
È noto che Elsa non aveva simpatia per le biografie. Sosteneva che la sua biografia era tutta nei suoi romanzi appunto autobiografici. E lo diceva in tono minaccioso. Così quando Angela Bubba mi propose di scrivere la biografia di Elsa a quattro mani mi negai. Io però non avrei mai scritto una biografia ma un memoir. E per questo ho scritto senza timore di urtarla.
Non ti sei risparmiato nell’accostare al mondo romano di Elsa e degli altri personaggi la vicenda familiare di tuo figlio Alessandro, per te molto dolorosa, come scrivi. Forse sollecitato dal paragone con la degenza di Elsa a Villa Margherita.
Mio figlio Ale voleva scrivere la sceneggiatura di un film sulla Morante. Aveva avuto il consenso di un produttore. Perciò voleva ascoltare capitolo dietro capitolo quello che avrei scritto su Elsa. Ma la sua terribile emorragia bloccò il nostro lavoro. Trovai somiglianze nella descrizione della corrotta sanità pubblica del suo Edipo e quella di Ale e altri accostamenti che mi fecero continuare a scrivere.
Leggendo queste memorie è sembrato che la chiave interpretativa per entrare nel mondo della Morante fosse la “magia” della sua scrittura, il sortilegio e la menzogna, che ti accomuna a lei a partire dalla tua terra d’origine, Celano, nella Marsica. Una costante in tutto il tuo racconto. Credi davvero all’ombra di Elsa che di notte è ai piedi del tuo letto con fare minaccioso?
Sì, eravamo accomunati dall'etnia abruzzese, legata ai maghi e ai serpenti. E lei voleva che scrivessi di questo, non dei rivoltati del 1968. Così fu l'ombra il mio Virgilio non il corpo.
Diverse triangolazioni accompagnano il passare degli anni, dai primi Sessanta agli anni Settanta e via di seguito: con Alberto Moravia, Dario Bellezza, Pier Paolo Pasolini, Sandro Penna, e tu ovviamente. Come se avessi bisogno, per parlare di lei, di un tramite, di un interlocutore, che fa da specchio, da rimando dei detti dei contraddetti.
Lo dico fin dall'inizio. A volte trascrivo episodi autobiografici per interposta persona: Alberto Moravia, che mi raccontava volentieri di lei, Sandro Penna, Dario Bellezza, Enzo Siciliano, Cesare Garboli.
Che cosa intendi per “favolosa Elsa”? Alludi al suo stile favolistico, alla sua irrealtà, che riflette la sua personalità multipla e complicata? Infatti a pag. 86 dichiari: “Per lei la verità era nella favola dei suoi romanzi e delle sue parole”.
Elsa si riteneva una "nonna favolosa". L'aggettivo l'ho preso da lei. La nonna dei suoi ragazzi alla Rimbaud, pieni di Grazia.
Accennerei anche al ritratto multiforme che fai della Morante: Imperatrice, Dispotica, Ciclotimica, incoerente al punto da ricevere solo chi è disposto all’adulazione, alla venerazione, soprattutto se è un giovane spasimante. Poi però c’è la scrittrice, anzi “lo scrittore”.
L'Imperatrice, come voleva essere, dei suoi amici, Pasolini compreso, non intaccava la grandezza della narratrice che si faceva perdonare tutti i suoi proditori e leggendari attacchi.
Hai anche scritto, qua e là, che in questi ultimi anni difficili ti occupi di memoir e di un pamphlet in preparazione: America, addio. È così?
Sì, prima dell'arrivo di Trump. Oggi quel titolo lo trovo superfluo.
Confessaci alla fine cosa pensi di Elsa Morante: “Era o non era la più grande scrittrice italiana?”. Sembra una domanda fuori luogo, visto che tu la presenti tra preoccupazioni non piccole dei dazi trumpiani e le angosce di una nuova guerra nucleare che non vorresti sperimentare.
Elsa è una delle due, tre grandi scrittrici del Novecento.
… quel capitoletto finale in cui immagini che vuole essere una bambola, una babushka, e non una zingara…
Alla fine voleva essere una bambola, più di una zingara andalusa, una bambola russa.
3 novembre 2025
Ultima revisione il 05-11-2025

